Pacciamatura vegetale e teli non riciclabili e non compostabili, vantaggi e svantaggi

In agricoltura biologica e in agricoltura organica rigenerativa, per il controllo della flora spontanea indesiderata che compete con le vostre piante (fiori, ortaggi, officinali, piccoli frutti), coltivate per l’autoconsumo o per la vendita diretta (market gardening), per workshop, allestimenti ecc. si può ricorrere a vari metodi di controllo meccanico o manuale, che scerbano, scalzano le infestanti dal suolo nell’intorno delle piante. E questa è sicuramente un’opzione, che ha tuttavia un suo costo in termini di fatica, di ore di manodopera e di disturbo superficiale del suolo.

C’è un modo alternativo per gestire la flora spontanea, che può essere utile in determinate situazioni e che diminuisce (se non addirittura azzera) gli interventi diretti di controllo della flora indesiderata. Questa tecnica è la pacciamatura e consiste nell’occultamento (copertura) del terreno, in modo tale da impedire alla luce solare di colpire il suolo e permettere la crescita delle piante di infestanti, dato che le piante per accrescersi devono compiere la fotosintesi, che avviene solo in presenza di luce. Gli organismi autotrofi come le piante, infatti, catturano la luce solare che permette loro di convertire una molecola di anidride carbonica e una molecola di acqua in zucchero e ossigeno (quest’ultimo considerato sostanza di scarto nella reazione). Senza i raggi del sole e la loro energia (calore), questa reazione non avviene e la pianta muore.

Di tipologie di materiali pacciamanti (occultanti) ne esistono varie tipologie e ciascuna di esse ha i propri vantaggi e i propri difetti. In questo articolo voglio illustrarvi due tipi di pacciamatura, sostanzialmente agli antipodi l’una con l’altra, e raccontarvi quali sono, a mio avviso, i pro e i contro di ciascuna.

Materiali organici naturali come paglia e foglie

Vantaggi

Sono materiali facilmente reperibili, specie se l’azienda è prossima a boschi di latifoglie, oppure se si ha come vicino di casa un’altra azienda biologica o organica rigenerativa che coltiva cereali, dai quali si ricava la paglia. Il loro costo è zero, nel primo caso, oppure, nel secondo, contenuto. Sono materiali compostabili che possono essere, se opportunamente mescolati a materiali ricchi di azoto, trasformati in humus a cura della fauna del suolo, con i processi di umificazione e, con il loro impiego, certamente si opera virtuosamente riciclando nutrienti: si riporta al terreno ciò che è stato prelevato dalle piante coltivate durante la crescita. Le foglie e, in particolare, la paglia sono materiali isolanti termicamente, per cui in estate possono aiutare le piante a gestire gli eccessi di caldo, proteggono il terreno dall’effetto riscaldante dei raggi solari e determinano un notevole rallentamento dell’evaporazione dell’acqua dal terreno, mantenendolo umido più a lungo.

Svantaggi

Purtroppo la loro caratteristica di isolante termico, in determinati epoche dell’anno, si trasforma in un boomerang. In estate sono certamente un vantaggio perché isolano, ma in primavera oppure in autunno, azzerano l’effetto volano termico del sole sul terreno e dunque rallentano il tasso di crescita delle piante, allungando i tempi di germinazione dei semi. Altro grosso limite delle pacciamature vegetali, sono l’effetto ‘allevamento involontario’ di lumache e limacce! Simulando la lettiera di un bosco, si creano le condizioni perfette di umidità, tepore, schermatura dal sole che facilita l’insediamento di questi molluschi terrestri e la loro proliferazione e, giacché sono ermafroditi e depongono migliaia di uova, potete stare certi che, nelle stagioni di mezzo, troveranno le vostre tenere piantine un golosissimo pasto da consumare. Per lo stesso motivo, invece, in estate vanno benissimo per pacciamare colture a loro non particolarmente gradite, come ad esempio il pomodoro o la zucchina: l’isolamento termico rende poco gradevole la loro permanenza sull’aiola che ha assorbito il calore che, con la coltre di materiale vegetale ivi depositato, viene più difficilmente dissipato. Un altro grosso limite della pacciamatura vegetale è che la luce filtra attraverso gli strati di paglia o di foglie, per cui nascono infestanti, o da semi, o da ricacci da organi sotterranei. Sarà dunque necessario diserbare ad uopo manualmente: vi assicuro che togliere le infestanti cresciute in mezzo alla pacciamatura vegetale risulterà piuttosto difficoltoso!

Teli in plastica non riciclabile e non compostabile

So bene che questo genere di teli non genera grosso entusiasmo (se non addirittura ostilità) in chi pratica agricoltura biologica o organica rigenerativa, ma credo che questo materiale, come tutto ciò che si mette in pratica in agricoltura, sia un compromesso tra il piano ideale (ciò che non nuoce a nessuno, di cui tutti beneficiano, che fa bene all’ambiente, alla biodiversità, al portafoglio e contrasta il cambiamento climatico) e il piano della realtà. Questi teli, infatti, possono essere un valido aiuto nei casi in cui si parte da una situazione molto critica di infestazione da flora spontanea recalcitrante, come quella rappresentata da piante che si propagano per organi sotterranei come stoloni, fusti sotterranei, rizomi (sorghetta Sorghum halepense, gramigna Cynodon dactylon ecc.) e deve occuparsi in toto e, a volte, in solitaria, della conduzione aziendale, dagli aspetti produttivi, a quelli burocratico-amministrativi, dal marketing alla vendita.

Vantaggi

Questi teli spessi, sono difficilmente perforabili dalle suddette infestanti che posseggono delle foglie dentate o seghettate in grado di bucare teli compostabili e biodegradabili come quelli in amido di mais. Con questa tipologia di pacciamatura possiamo evitare di diserbare sull’aiola e terremo al sicuro dalla competizione le nostre piante da orto, perché i teli in polietilene o polipropilene non sono forati da talune piante molto agguerrite. Tuttalpiù si tratterà di togliere i ricacci o quelle plantule che spuntano in corrispondenza dei fori della pacciamatura. Essendo questi teli generalmente scuri, attraggono il sole e scaldano il suolo nei primi centimetri di superficie, pertanto, in corrispondenza di ciascuna pianta, ci sarà un effetto volano termico che favorirà l’emergenza dei semi, l’affrancamento e la crescita della pianta messa a dimora. Sono meno ospitali per lumache e limacce rispetto ai materiali naturali per ovvi motivi di artificialità e il calore sprigionato dal colore, con temperature al di sopra dei 30°C, li rende addirittura invalicabili a questi animali, pena rimanere carbonizzati all’istante! Dato che sono durevoli nel tempo, in un anno colturale il medesimo telo può essere utilizzato per più cicli colturali adottando per ciascuna coltura un adeguato sesto di impianto.

Svantaggi

Non sono riciclabili né compostabili e quindi dovrete smaltirli adeguatamente al termine della coltivazione con i conseguenti costi di avvio a recupero. Se il telo si rompe durante le operazioni di smantellamento, dovrete fare attenzione a togliere dal terreno eventuali brandelli che rimangono nel suolo, per non sporcare il terreno di plastica e non contribuire a determinare la formazione di microplastiche, dannose per la catena alimentare degli organismi del suolo. Attenzione al calore estivo che si amplifica su pacciamatura nera: l’atmosfera nell’intorno delle piantine può diventare rovente e causare la morte delle piante, se queste toccano il telo o se non adeguatamente sostenute, oppure se non si irriga secondo necessità. Potete ovviare all’ ‘effetto forno’ distribuendo sopra il telo un sottile strato di pacciamatura vegetale (come una spolverata di parmigiano!), che spezza i raggi incidenti e riflessi e stempera il calore.